Lirica

Due stuzzicanti intermezzi di Hasse e Scarlatti al Festival Vicenza In Lirica 2017

Due stuzzicanti intermezzi di Hasse e Scarlatti al Festival Vicenza In Lirica 2017

Lo storico Palazzo Leoni Montanari di Vicenza accoglie il meglio della produzione comica del '700 italiano, eseguite da un cast tutto giovane sotto la direzione di Gianluigi Dettori.

La Dirindina, tagliente satira del teatro in musica e dei suoi personaggi uscita dalle penne di Girolamo Gigli e Domenico Scarlatti nel 1715, è ben nota da tempo. Riscoperta invece recente, merito del Teatro Lirico Sperimentale di Spoleto stagione 2015, è La finta tedesca (o Carlotta e Pantaleone) di J.A. Hasse: intermezzo al pari dell'altro, destinato ad intervallare i 4 atti del dramma serio Attalo, re di Bitinia creato nel maggio del 1728 al Teatro S. Bartolomeo di Napoli, e presentato ora nel cortile di Palazzo Leoni Montanari insieme all'operina scarlattiana nelle battute finali di Vicenza In Lirica 2017.

Una conferma e una recente riscoperta

Più breve La Dirindina, con i suoi tre personaggi (l'insegnate di musica Don Carissimo, l'inetta ma ambiziosa canterina Dirindina, il castrato Liscione che le suggerisce trucchi e scorciatoie per far carriera) tutti impegnati in un divertente gioco d'equivoci e di salaci battute, cui il trentenne Scarlatti offre il sostegno d'una musica fresca, frizzante, ricca di vivacità. Più articolata La finta tedesca, ennesima variante del tema della serva padrona, avente per protagonista la furba Carlotta che, per farsi assumere dal maturo Pantaleone, medico e speziale, s'è dovuta appunto fingere tedesca. Di qui la necessità di esprimersi in un buffo e inverosimile tetesco; e poi, appreso che quello non intende più sposarla, di perorare la propria causa travestendosi da avvocato, minacciando e sentenziando mezzo in dialetto bolognese, mezzo in latinorum. Mancato l'effetto, cacciata di casa, eccola poi simulare pazzi vaneggiamenti, impietosendo il padrone che finalmente l'impalma. Trama molto colorita, dispiegata in un divertente libretto anonimo e sostenuta a dovere dalla musica di Hasse che – a parte l'ampio ricorso ai recitativi – procede con fluidità e trova spunti ed invenzioni musicali felici.

Gli interpreti

E' una parte, quella di Carlotta, che pretende massima scioltezza in scena, rilevante impegno interpretativo ed ottime doti di canto, cose che il soprano romano Sabrina Cortese mette in campo con immediatezza e senza difficoltà; né meno efficace appare la sua pepata Dirindina nell'intermezzo scarlattiano. Tocca al giovane baritono modenese Lorenzo Malagola Barbieri dar fiato a Pantaleone ed a Don Carissimo: compito svolto con onore, sia vocalmente sia scenicamente, specie tenendo conto che - chiamato all'ultimo - ha dovuto studiare e mandare a memoria due ruoli così impegnativi in pochi giorni. Buona la prova del sopranista Giuseppe Montagno nei panni di Liscione. Ad accompagnarli, un piccolo ed efficiente complesso d'archi e cembalo – I Solisti dell'Orchestra dei Colli Morenici – guidato con grande sensibilità musicale da Gianluigi Dettori. Versione semi scenica dei due lavori leggera e divertente, approntata dagli stessi interpreti.